Professore ordinario di filosofia morale all’Université Renèe Descartes a Parigi dove vive dal 1998. Collabora con La Repubblica. Nei suoi studi si occupa dello statuto del corpo e della condizione umana nell’epoca contemporanea: ha approfondito in particolare il rapporto tra etica e sessualità, le forme del potere biopolitico, la questione dell’amore. Ha scritto numerosi saggi e romanzi sia in francese sia in italiano, tradotti poi in molte lingue. Con L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Torino 2013) ha vinto il Premio Bancarella 2014. Tra i suoi libri in italiano: Straniero nel corpo. La passione e gli intrighi della ragione (Milano 2004); Estensione del dominio della manipolazione. Dall'azienda alla vita privata (Milano 2009); Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne (Milano 2010); La filosofia del corpo (Genova 2010); Etica Oggi. Fecondazione eterologa, “guerra giusta”, nuova morale sessuale e altre questioni contemporanee (Trento 2011); Volevo essere una farfalla (Milano 2011); Il diritto di essere io (Roma-Bari 2014); Di fame e d’amore. Il cibo, il corpo e il mito del controllo (Milano 2014); Non seguire il mondo come va. Rabbia, coraggio, speranza e altre emozioni politiche (Torino 2015); Papà, mamma e gender (Torino 2015); L’amore che mi resta (Torino 2017); Idda (Torino 2019).
“Per prendersi cura di sé”, scrive Michel Foucault nel saggio L’ermeneutica del soggetto, “diventa necessario lavorare per espellere, espurgare, padroneggiare, affrancarsi e liberarsi da un male come quello che si trova all’interno di ciascuno di noi”. Ma com’è possibile essere al tempo stesso “soggetto” e “oggetto” di cura? Cos’è mai quel “male” che si trova all’interno di ognuno di noi? Che ruolo giocano gli altri nella cura che possiamo avere di noi stessi? Partendo dalle questioni che solleva Foucault, lo scopo di questa lectio è mostrare come, nella cura di sé, è fondamentale liberarsi dalle proiezioni e dalle aspettative (spesso soffocanti) che gli altri hanno su noi, e che tendono poi spesso anche a essere introiettate. Ma è pure necessario costruire relazioni affettive che, fondandosi sulla reciproca accettazione, permettono alla cura dell’altro di alimentare la cura di sé.
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